Baia di Paraggi: la leggenda del Pirata diventato murena
✅ Prima di iniziare la lettura, ti mettiamo questi link, dove troverai cose molto interessanti sulla Baia di Paraggi. Dai uno sguardo! 😉
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Il cattivissimo Pirata Etienne, il mostro della Baia (e del Castello) di Paraggi.
La storia – o meglio, l’incredibile leggenda – che vi raccontiamo, ha per protagonisti un 🏴☠️ pirata, la Baia di Paraggi e il Castello sul promontorio della stessa baia (foto 👇 sotto).

Baia di Paraggi e la leggenda, serve una premessa per capire meglio la storia.
Il Castello di Paraggi (Villa Bonomi Bolchini) teatro della storia, risale al 1626, sul lato del promontorio rivolto a levante, sorto con funzione difensive e di controllo sulla costa.
La leggenda non ha però una datazione ben precisa, pur essendo ben nota nelle memorie della zona, tramandata nelle generazioni.

Come spesso accade in tutte le storie e nelle leggende, ci sono alcuni punti plausibili e altri meno (ne parleremo alla fine).
✔ Iniziamo con una conferma, per contestualizzare e dare il via al racconto. 😉
Il Promontorio di Portofino era anticamente definito “il terror dei nocchieri“: era un punto molto ostico da superare per i naviganti, sede di molti incidenti e naufragi (vedi la terribile storia delle sorelle Avegno).
Il Naufragio del pirata Etienne Toutsaints
Il galeone del cattivissimo 🏴☠️ pirata francese Etienne Toutsaints era in seria difficoltà dopo aver sostenuto un cruento combattimento navale.
Fino a quel momento era scampato all’affondamento, ma doveva arrivare velocemente a terra per riparare la nave e non affondare insieme al suo prezioso carico.

Pur essendo gravemente ferito, era determinato a sbarcare appena possibile e nascondere da qualche parte il tesoro, che teneva nascosto nel suo veliero.
Il Pirata era disposto a morire, piuttosto che cederlo e farsi aiutare.
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Sul far dell’alba, il pirata avvistava la costa della Baia di Paraggi. Non era il luogo ideale per sbarcare, ma prevaleva la necessità di riparare l’imbarcazione e di curarsi le ferite.
Quindi, il pirata dirigeva il Galeone verso la terra ferma, in prossimità del Castello a picco sul mare.

L’approdo si era rivelato più difficile del previsto: il veliero si era incagliato e danneggiato irreparabilmente, negli scogli del basso fondale (foto 👆 sopra) della Baia.
Il pirata si era reso ormai conto che per lui era finita, non sarebbe sopravvissuto.
Per lui, il tesoro aveva comunque la priorità.
Aveva intravisto una grotta proprio sotto il promontorio su cui sorge il Castello.
Stremato e mortalmente ferito, con le ultime forze, era riuscito a nascondere dentro la grotta il tesoro, frutto di scorribande e razzie.

Proprio nella grotta, moriva abbracciato alle sue ricchezze.
La leggenda vuole che, una volta morto, il pirata – forse per un suo ultimo desiderio – si trasformò in un’enorme murena, mangiatrice di uomini, destinata a restare per sempre a guardia del tesoro.
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Cosa può esserci di vero in questa leggenda…
Come abbiamo anticipato prima, questa storia è nota nel Tigullio ed è tramandata e raccontata nelle generazioni. E’ anche ben conosciuta dai subacquei, che proprio qui si immergono (e imparano a immergersi), partendo dalla spiaggetta a lato del Castello.
Il fondale intorno la Baia è circa di 35/50 mt. – nei punti più profondi.
✔ Purtroppo, è anche cosa nota che, negli anni, diversi sub sono morti proprio in queste acque e ancor di più, altri sono stati vittime di malori.

✔ Ebbene si, abbiamo una ulteriore conferma: le MURENE.
Le rocce sotto il promontorio del Castello (foto 👆 sopra) sono spesso casa delle murene, che evidentemente amano quella particolare conformazione. Tantissimi sono gli avvistamenti dei sub.
(Il fondale della Baia di Paraggi e i pesci che potete trovare sono incredibili: vi consigliamo una nuotata!)
… e il Tesoro?
Qui il discorso è meno chiaro.
Ancora oggi, molti giovani speranzosi (anche in estate) e molti subacquei esplorano i fondali, le grotte e le rocce intorno al Castello, in cerca del preziosissimo 💰 tesoro.
Tesoro che non si è mai trovato. E’ invece vero che, molto sporadicamente, sia stata rinvenuta qualche moneta o qualche prezioso.

Attenti però, bisogna ricordare una cosa.
Come abbiamo raccontato nel nostro articolo “perché Cala dell’Oro si chiama proprio così” il tratto di mare in questione è sempre stato rotta – di pirati prima (vedi il Pirata Dragut e i Barbareschi) e di trafficanti e contrabbandieri dopo, anche nel ‘900.
Questo, per dire che il ritrovamento di alcune monete, o di antichi relitti, purtroppo non determina la certezza della loro provenienza..
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