
Macramè: l’arte ligure del pizzo a nodi
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Il Macramè è un pizzo a nodi:
Un intreccio di fili verticale, di ogni genere di fibra tessile, ma soprattutto in lino e cotone, annodati a formare un tessuto senza l’intervento di trame.
Ha sempre fatto parte della cultura mediterranea, ma l’origine del nome dialettale è araba.
📜 Il termine deriva da mahramatun (fazzoletto) o da migramah (frangia per guarnizione), da cui vengono anche i termini turchi-ottomani mahrama e makrama (asciugamano o fazzoletto ricamato per il capo).
➡ Questo tipo di lavorazione si diffuse in Liguria, a partire dal tredicesimo secolo, nella zona di Chiavari, dove passavano le materie prime prodotte in Pianura Padana.
Il Macramè è un’attività prevalentemente domestica. E’ possibile trovarne pezzi in vendita, in mezzo ad altre produzioni, in alcuni negozi e bancarelle, a Portofino ad esempio. In alcuni mercati itineranti non è sempre indicata la reale provenienza del prodotto.
Le giovani donne, in passato, apprendevano questa arte per confezionare il proprio corredo. In particolare, venivano ornati asciugamani, tovaglie e ogni sorta di biancheria di uso privato.
A differenza di Francia e Spagna, non si sono sviluppate vere e proprie scuole riconosciute di Macramè, se non in qualche convento o istituzione femminile.
Oggi, gruppi di donne si sono organizzate localmente, in alcuni comuni liguri, per impedire la scomparsa delle tradizioni delle merlettaie, tramandata nell’ambito familiare da secoli, di generazione in generazione.
Nel Tigullio, un momento di aggregazione tra cucitrici locali e appassionate varie, è rappresentato dall’associazione “Amici del Tombolo”, a Santa Margherita Ligure, fondata nel 2003.