
A cura di Davide Giambrignoni
Val d’Aveto – 3 Cose davvero particolari
✅ Prima di iniziare con 3 cose davvero particolari sulla Val d’Aveto, ti lasciamo alcuni link davvero interessanti riguardo la Val d’Aveto. Dai uno sguardo! 😉
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1️⃣ La Val d’Aveto era un antica “Terra” dei Doria
Dei boschi della Val d’Aveto viene fatta menzione in documenti del 16° secolo.
I Doria, divenuti in quell’epoca signori di Santo Stefano d’Aveto, affittavano tratti del vasto bosco del monte Penna a impresari che ne ricavavano grandi quantità di legname e punivano severamente chiunque veniva sorpreso a tagliare alberi senza regolare permesso.
Il legname proveniente dai boschi del monte Penna e del monte Zatta, veniva usato soprattutto nei cantieri di Chiavari, noti per la produzione di remi da galea.

I boschi vennero sfruttati abbastanza razionalmente fino ai primi del settecento.
In seguito, con la crisi dei cantieri navali e l’affermazione di fornaci, vetrerie e ferriere, per le quali erano necessari grandi quantità di legna, le aree boschive subirono veri e propri saccheggi.
Nel nostro secolo, per porre rimedio ai danni prodotti dai tagli indiscriminati, nel monte Penna e delle Lame sono stati effettuati ampi rimboschimenti usando varie specie di conifere, fra cui il pino nero, il pino silvestre, l’abete rosso e l’abete bianco.

In generale, tali rimboschimenti hanno dato luogo a pinete e abetaie molto fitte, quasi prive di sottobosco.
Malgrado ciò, i boschi dell’alta val d’Aveto conservano un fascino notevole, soprattutto d’inverno, quando la neve da un tocco magico al paesaggio e trasforma le numerose strade forestali in splendidi percorsi per le ciapsole e per lo sci di fondo.
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2️⃣ In Val d’Aveto c’è una piovosità molto elevata.
Le montagne del Parco dell’Aveto sono caratterizzate da una piovosità particolarmente elevata che, in alcune zone, supera i 3000 mm. annui.
Nel periodo invernale si possono avere abbondanti precipitazioni nevose. (Vedi foto 👇 sotto)

Quasi sempre il vento di mare trasforma subito la neve, rendendola bagnata e pesante; ma poi il ritorno dei venti freddi provenienti da nord e precisamente dalla pianura Padana, fa si che sui versanti nord il manto nevoso diventi compatto e ghiacciato e si conservi a lungo.
D’inverno, sugli altri crinali spazzati dal vento, si hanno violente bufere che trasformano rocce ed alberi in suggestive sculture di ghiaccio.
D’estate, sono abbastanza frequenti i temporali che contribuiscono a rendere il clima relativamente fresco.

La vicinanza dei monti al mare fa si che si formino frequentemente fitte nebbie, specie lungo il crinale spartiacque fra il versante marittimo e quello padano.
Di conseguenza, si registrano un insolazione piuttosto bassa e un umidità al suolo costante anche in estate.
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3️⃣ Ci sono tracce di antichi ghiacciai
Nel corso delle ere geologiche il clima della terra ha subito numerose mutazioni, alternando periodi caldi ad altri più freddi, in cui si sono avute notevoli avanzate dei ghiacciai (glaciazioni).
Nei periodi più freddi, anche le montagne dell’alta Val d’Aveto hanno ospitato piccoli ghiacciai, che hanno nel paesaggio numerose tracce della loro azione di modellamento dei pendii e trasporto dei detriti.

In parte tali tracce sono state successivamente cancellate o confuse ad opera degli agenti atmosferici, dei corsi d’acqua e soprattutto dalle frane, ma in vari casi sono ancora evidenti.
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Il ghiacciaio che scendeva lungo il versante ovest del Maggiorasca, ha modellato il pendio creando una successione di pianori (Prato delle Rocche – Prato Riane) alternati a tratti più ripidi.
Anche l’ampia conca del Prato della Cipolla (foto 👆 sopra), posta ai piedi del Monte Bue, anticima del Maggiorasca, è di origine glaciale.

Verso valle, la conca è sbarrata da un cordone morenico, cioè un deposito di materiale detritico trasportato dall’antico ghiacciaio che la occupava. Tracce dell’antico glacialismo si incontrano anche sui monti Penna e Aiona.
Sul versante nord dell’Aiona, subito sotto la cima, sono visibili due piccoli circhi glaciali (sono delle conche ad anfiteatro scavati sui fianchi della montagna).
Più in basso, sul fondo di avvallamenti sbarrati da depositi morenici ormai consolidati e colonizzati dalla vegetazione, si annidano vari laghetti, stagni e acquitrini di grande interesse naturalistico, oggi in gran parte racchiusi nella riserva naturale orientata delle Agoraie.
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