Coprifuoco

Perchè si chiama Coprifuoco, anche se non c’è fuoco?

Vi siete mai chiesti perché il Coprifuoco si chiama Coprifuoco?

E che cosa c’entri il fuoco – nella parola coprifuoco – e perché “il copri” nel divieto di uscire di uscire alla sera?

Noi si, ce lo siamo chiesti. E adesso vi spieghiamo l’origine di questo termine che ci ha accompagnato durante la 😷 pandemia.

Perché si chiama coprifuoco

Cominciamo col raccontarvi che, il 🚫 divieto di uscire durante le ore della sera e della notte – per motivi di ordine pubblico – deve il proprio nome ad una usanza medievale.

Castello di Rapallo, feste patronali di Luglio
A Rapallo, ogni estate il Castello va a Fuoco! Ma tranquilli, è una splendida tradizione. Foto di Dino Alloi dal nostro Gruppo Facebook

Senza fumo.

📜 Questa usanza, prevedeva che ad una determinata ora della sera, il ritocco di una campana – o lo squillo di una tromba – segnalasse agli abitanti di una città, l’obbligo di soffocare il 🔥 fuoco sotto la cenere.

Ovvero, il modo più semplice per spegnere il fuoco, senza generare fumo (ecco spiegato il senza fumo), come principale precauzione per evitare la nascita di incendi accidentali.

Già nell’età moderna, questa parola faceva scattare l’ordine di rientrare tutti a casa dopo una certa ora.

Così, il termine coprifuoco, è stato utilizzato durante le ⚔ guerre. Ad esempio, nel caso di rischio di attacchi nemici o bombardamenti, e non necessariamente di notte.

Oggi, il termine viene impiegato quando – per motivi di ordine pubblico – le autorità dispongono che chiunque non abbia un permesso, debba rimanere nella propria abitazione per non incorrere in sanzioni.