
Avete mai sentito parlare degli Acciugai?
✅ Prima di proseguire con la lettura, ti mettiamo qui sotto alcuni link davvero interessanti. Dacci uno sguardo! 😉
- Acciughe alla ligure
- Acciughe ripiene
- Le acciughe sotto sale
- Bagnun di Acciughe
- Acciughe all’Axadda
- Come fare le acciughe impanate fritte (o al forno)
Come potrete facilmente intuire dal nome – “Acciugai” – si tratta di qualcosa strettamente legato alle acciughe, pesce povero per eccellenza del Mar Ligure (e non solo).
Proseguendo nella lettura, troverete la storia e le curiosità di questo famoso, antico, mestiere.
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▶ Chi era l’acciugaio?
Gli acciugai erano persone che, intorno al ‘700, verso la fine della stagione estiva, compravano e facevano grande scorta di merce – le acciughe – in Liguria, per poi venderle porta a porta, in tutto il nord Italia, in Pianura Padana, dal Piemonte all’Emilia, addirittura sino in Veneto.

Loro non lavoravano il pesce, lo vendevano soltanto: erano i capostipiti e gli antenati dei moderni trasportatori su gomma e ferro.
Gli acciugai non erano liguri
Strano ma vero: un mestiere legato indissolubilmente al pesce, prerogativa delle regioni affacciate sul mare, era in realtà Piemontese!
Gli acciugai per eccellenza, erano quelli originari della Val Maira (una valle alpina in Provincia di Cuneo), dove ancora oggi ci sono diverse fiere e manifestazioni stagionali, che ne ripercorrono le origini, tramandandone il ricordo alle nuove generazioni.

Come è nato “l’acciugaio professionista”?
Sulla nascita di questo “nuovo mestiere” sono state fatte molte ipotesi, destinate peraltro
a rimanere tali, in quanto non è giunta a noi alcuna certezza a riguardo. Inoltre, non si conosce nemmeno il motivo per il quale gli acciugai partissero proprio dalla Valle Maira.
Le ipotesi principali sono due.
1️⃣ Ipotesi di “contrabbando”. Un tempo, chi commerciava sale, si trovava a dover pagare dazi pesantissimi, imposti dai Savoia, al momento dell’ingresso in Piemonte. Molti iniziarono per cui a riempire soltanto i fondi delle botti del prezioso composto, mascherandolo sotto del pesce per sfuggire cosi al controllo dei doganieri. Per raggiungere lo scopo serviva un pesce piccolo, che coprisse bene tutti i buchi, che costasse poco e che resistesse al trasporto: le acciughe erano perfette.
2️⃣ Ipotesi di “necessità”. Gli abitanti della Valle Maira, all’epoca, con l’arrivo della stagione invernale, erano costretti ad abbandonare la loro casa, per andare a cercare una fonte di guadagno altrove.
Era un’emigrazione che sovente non puntava ad aumentare le ricchezze della famiglia, ma semplicemente a non gravare sul consumo delle magre risorse disponibili. Diversi contadini di montagna, per sopravvivere ai duri mesi invernali, si inventarono così, l’attività dell’acciugaio.

Come portavano le acciughe?
Le portavano con i “caruss“, caratteristici carretti, leggeri e resistenti, costruiti in valle
(in particolare a Tetti di Dronero) ed erano quasi tutti colorati d’azzurro. Era il vero e proprio “mezzo da lavoro” dell’acciugaio, con il quale andava di porta in porta, cercando di vendere il pesce.
Percorrevano tantissimi chilometri al giorno, e, non potendo sempre tornare al magazzino, di sera si fermavano dormire dove si potevano, barattando una branda di fortuna per qualche acciuga.
Anche per i pasti, si aggiustavano cercando di risparmiare il più possibile, spesso mangiando qualche acciuga, sbattuta contro le aste del “caruss“, in modo da far cadere il sale. Per la sete dovuta al sale, e, anche perché i migliori clienti erano gli osti, il 🍷 vino inevitabilmente abbondava, creando spesso non pochi problemi… 🥴
Hanno avuto successo gli acciugai?
Decisamente si, soprattutto i “pionieri del mestiere”.
Molti di questi, cominciavano già da ragazzi, già verso i dodici anni: cercavano così un “lavoretto” per non essere di peso alla famiglia. Non sempre, per tutti, il guadagno 📉 finiva col coprire le spese.
Per altri, invece, fu l’inizio di una vera e propria 🤑 fortuna. I più intraprendenti, scaltri o fortunati, ebbero modo di dar vita a dei veri imperi economici, con numerosi dipendenti e aziende tutte loro.
Nel secondo dopoguerra, la maggior parte abbandonò definitivamente il paese d’origine, e scese in pianura per dedicarsi esclusivamente al commercio, con mezzi a motore, decisamente più comodi e attrezzati dell’originale “caruss“.